CAPITOLO 8

Corso di Introduzione alla Immunologia Suina

VACCINI

Quando un microrganismo completo (vivo o morto) od alcune delle sue proteine, sono capaci di indurre una risposta immunitaria protettrice e duratura, contro lo stesso microrganismo virulento, senza produrre effetti secondari, questo è denominato vaccino.

Il sistema immunitario può prepararsi preventivamente contro un determinato microrganismo, in modo da riconoscere rapidamente l'eventuale presenza dello stesso microrganismo e combatterlo efficacemente.

Questa preparazione preventiva, basata sulla  memoria del sistema immunitario, nella quale si ottiene una risposta acquisita, sia umorale che cellulare, è denominata immunizzazione attiva o vaccinazione. Un'altro modo di indurre l'immunità in un animale, in un determinato momento  e con finalità curative più che preventive, dato che si tratta di un'immunità non duratura, è l'immunizzazione passiva o sieroterapia. La sieroterapia, consiste nel trasferire immunoglobuline specifiche contro un determinato antigene da un animale all'altro (generalmente della stessa specie per evitare reazioni avverse o rigetto). Questi anticorpi si producono nell'animale donante dopo una risposta attiva mediante diverse vaccinazioni o stimolazioni antigeniche. 

Nella specie suina, attualmente non si utilizza la sieroterapia, anche se è di grande utilità in altre specie, come ad esempio nella specie canina per il trattamento del cimurro, nella specie felina per la  panleucopenia e nella specie equina contro il tetano. 

Nella sieroterapia, si trasferisce in forma immediata una risposta umorale all'animale recettore, basata esclusivamente su anticorpi (risposta umorale) (principali funzioni biologiche delle immunoglobuline) la quale non è molto duratura, a causa del catabolismo delle immunoglobuline 

vaccinozione e sieroterapia

La scoperta degli anticorpi monoclonali ha creato grandi speranze nella sieroterapia, anche contro diversi tipi di tumore; tuttavia, potendo soltanto produrre fino ad oggi ibridomi nel topo, il suo utilizzo è stato limitato da problemi di rigetto immunologico.  

Che cos'è un vaccino?
 

Quando si  presenta al sistema immunitario un agente infettivo, completo o incompleto, vivo o morto, in modo da indurre una risposta immunitaria (umorale e cellulare) più o meno duratura, contro lo stesso microrganismo patogeno, senza produrre lesioni, né primarie né secondarie, siamo di fronte ad un vaccino. 

Il primo vaccino, del quale si dispone di dati scientifici, è stato realizzato da Edward Jenner (1749-1823) nel 1796 contro il vaiolo umano. Jenner, osservò che le persone che avevano sofferto di vaiolo bovino (malattia molto più benigna rispetto al vaiolo umano) non contraevano il vaiolo umano. In base a questa osservazione, decise di fare un preparato, con le vescicole delle vacche infette, che inoculato a persone sane, le proteggeva contro il vaiolo umano. Nasce così il nome vaccino, dalla somministrazione del virus "vaccinia" o vaccino.

Vaccino

Un agente infettivo (completo o frammentato, vivo o morto) capace di indurre una risposta immunitaria, più o meno duratura, senza produrre nessun tipo di lesioni è considerato un vaccino.  



laboratorio-museo di Louis Pasteur

Fotografie del laboratorio-museo di Louis Pasteur, Paris.


Circa cent'anni dopo questo primo vaccino, Louis Pasteur (1822-1895) dimostrava che si poteva indurre immunità, più o meno duratura, utilizzando microrganismi omologhi (Jenner utilizzò microrganismi eterologi, virus di bovino per prevenire la malattia nell'uomo) modificati, sia nella loro virulenza, sia con la loro inattivazione totale. Sono nati così i vaccini inattivi, testati da Pasteur per il carbonchio, ed i vaccini attenuati, prodotti per la prima volta, dallo stesso autore nel 1885 contro il virus della rabbia. Nonostante Pasteur non arrivasse a conoscere i meccanismi di attivazione immunitaria, né di induzione della memoria immunitaria, la sua descrizione dei vaccini è stata di grande importanza fino ad oggi. Questi vaccini, considerati oggi come convenzionali, hanno avuto un grande successo nel controllo e nella lotta contro un gran numero di malattie animali ed umane, dal vaiolo, primo di questi studi, alla rabbia, passando dalle malattie suine, come l'Afta epizootica e la Peste suina classica.

Il meccanismo immunitario della vaccinazione è stato finalmente spiegato nel 1957, cent'anni dopo Pasteur, da Frank Burnet (1899-1985) mediante la teoria della selezione clonate e con la successiva scoperta del ruolo dei linfociti T e B nel 1965

La stimolazione degli antigeni che compongono un vaccino induce una risposta primaria con la stimolazione o espansione clonale di linfociti T e B memoria (cellule memoria) capaci di indurre una risposta secondaria se gli stessi antigeni penetrano nuovamente.

 

Quanti tipi di vaccini esistono?

I progressi nella conoscenza della risposta immunitaria, dei meccanismi di presentazione antigenica, insieme alle innovazioni nelle tecniche di biologia molecolare, identificazione delle proteine di interesse immunologico e l'ottenimento di diversi vettori per l'espressione delle stesse, hanno permesso di descrivere ed ottenere diversi tipi di vaccini, cosiddetti di nuova generazione, alcuni dei quali permettono di differenziare l'animale vaccinato dall'animale malato. Tuttavia, la gran parte dei vaccini attualmente in uso contro un gran numero di malattie batteriche e virali, appartengono ancora ai cosiddetti vaccini convenzionali.

 

Del punto di vista tecnologico, si potrebbero classificare i diversi tipi di vaccini attuali in due grandi gruppi: 

a) Convenzionali:

Vivi attenuati
Morti inattivi

b) Nuova generazione:

Subunità
Peptici sintetici
Ricombinanti
Vaccini di DNA

In questo e nel seguente capitolo rivedremo ognuno di questi vaccini, sottolineando i loro vantaggi e svantaggi.

CAPITOLO 8